Un amore appassionato, irraggiungibile ed eterno.
Una volta, più di quattro miliardi di anni fa, la luna era vicinissima alla terra. Così vicina che i terrestri dell’epoca avrebbero potuto salirci con una scala a pioli.
Quel genio di Italo Calvino provò davvero a immaginare come sarebbe stato vivere a quel tempo, e ne nacquero Le Cosmicomiche, una raccolta di storie fantastiche, ambientate in tempi lontanissimi, raccontate da un testimone oculare, cioè da uno che si trovava proprio lì in quel momento.
Lui c’era quando i pesci uscirono dall’acqua per diventare anfibi; c’era quando si formò l’atmosfera e nacquero i suoni e i colori; c’era perfino quando tutta la materia era concentrata in un punto, prima del Big Bang. E naturalmente c’era anche quando sulla luna ci si poteva andare con una scala.
Tutta la storia si svolge tra mare e luna. Ed è lì che troviamo il nostro narratore, coadiuvato da un musicista dal vivo, per rievocare le atmosfere di quelle notti di luna piena, chiare come di giorno, sovrastati dallo sterminato soffitto scaglioso del nostro satellite.
La luna così vicina genera un’attrazione gravitazionale – quasi magnetica- al punto di provocare un volo di pesciolini e plancton ogni volta che sorvola la superficie marina.
Ma per sua natura genera anche un’attrazione sentimentale, accendendo desideri e passioni tra quei terrestri che si spingono a remi sotto di lei per montar su. La distanza della luna si arricchisce così di una grande storia d’amore, totale e asimmetrica, secondo il gusto di Calvino.
Un amore appassionato, irraggiungibile ed eterno.
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Federica Molteni
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